Questa settimana la lettera di Zeta è in ritardo, ma per un buon motivo. Volevamo esaminare da vicino il nuovo Papa. «Che la pace sia con voi» Chiunque sia andato a messa almeno una volta ha sentito questa frase. In genere è associata alla fine, ma è così che Robert Francis Prevost ha deciso di iniziare il suo discorso di presentazione come nuovo Papa. La frase forse è banale eppure efficace. Mette in chiaro quale sarà l'obiettivo del suo pontificato, uno scopo ripetuto più volte durante il suo primo discorso: «Una pace disarmata e disarmante». La stessa che chiedeva Papa Francesco, che suo malgrado ha lasciato un mondo più in guerra di quello che ha trovato, sebbene ci abbia provato più e più volte a invertire la situazione.
La pace è stata anche al centro del suo primo discorso domenicale in piazza San Pietro (il Regina Coeli che sostituisce l'Angelus nel periodo pasquale). Affacciandosi alle 12 in punto alla loggia ha esordito con «Buona domenica», un saluto semplice che ricorda il “Buonasera» di Papa Francesco durante la sua presentazione dopo l'elezione. A chi era sembrato un Papa distante rispetto a Bergoglio, che si è valso l'appellativo di "Papa della gente", si potrebbe dire di aspettare e che forse le somiglianze sono più delle differenze, a partire dagli anni passati in Sud America come missionario.
«Una pace giusta per l'Ucraina, il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi israeliani» la sua richiesta non lascia dubbi che la sua azione continuerà nel solco di Francesco. Così come l'appello ai giovani «che trovino la vocazione» e l'augurio a tutte le mamme nel giorno della loro festa segnala un'empatia che forse durante la presentazione di giovedì sera non era emersa.
Si potrebbe obiettare che il nuovo Papa non è istintivo come Bergoglio, dopotutto Prevost è stato il primo Pontefice a leggere un discorso scritto la prima volta che si è affacciato alla loggia di San Pietro, ma il calibrare tutte le parole potrebbe anzi essere un segno di forza nel suo pontificato che si prospetta il più lungo e complicato dei tempi recenti. Come per Francesco poi anche il nome scelto, Leone XIV, esemplifica la direzione che darà al suo pontificato.
Il riferimento è a Leone XIII (1878-1903), colui che ha scritto l'enciclica "Rerum Novarum", il testo che diede il via alla dottrina sociale della chiesa e che per la prima volta prese posizione in merito. È stato il "Papa dei lavoratori" , "Papa Sociale". È l'approccio che più serve in questi anni al pontificato. Come ha spiegato lo stesso Prevost ai cardinali «Leone XIII affrontò la questione sociale durante la prima rivoluzione industriale, oggi la chiesa è chiamata ad affrontare la rivoluzione dell'intelligenza artificiale». Un parallelo che suggerisce la volontà di affrontare le sfide poste dalle nuove tecnologie con lo stesso spirito di apertura e dialogo critico con cui il suo predecessore affrontò i problemi della nascente società industriale.
Leone XIII fu anche un Papa che, pur mantenendo fermi i principi dottrinali, cercò di riconciliare la Chiesa con il mondo moderno e di recuperare il dialogo con le potenze europee. Analogamente, la scelta di questo nome suggerisce che Leone XIV intenda proseguire sulla strada del dialogo ecumenico e interreligioso, cercando di posizionare la Chiesa come interlocutore autorevole nelle grandi questioni globali.
Prevost potrebbe essere il papa delle grandi sorprese, già la sua elezione lo è stata. Dopo la scomparsa di Papa Francesco, avvenuta in modo relativamente inaspettato nonostante l'età avanzata e alcuni recenti problemi di salute, il conclave si era aperto in un clima di grande incertezza. Gli analisti prevedevano un processo lungo e complesso, con diverse "fazioni" di cardinali divise tra progressisti e conservatori.
Sorprendentemente, invece, il fumo bianco è comparso dopo soli due giorni di votazioni, segnalando una convergenza rapida sul nome di Prevost. Il cardinale americano è emerso come figura di sintesi, capace di raccogliere consensi sia tra i porporati che apprezzavano la linea pastorale di Francesco, sia tra quelli più tradizionalisti. I cattolici progressisti apprezzano la sua attenzione alle questioni sociali e ambientali, mentre quelli più conservatori guardano con favore alla sua solida formazione dottrinale e al rispetto per la tradizione che ha sempre dimostrato.
La sua elezione è avvenuta con una maggioranza schiacciante al quinto scrutinio, un segnale di forte unità del collegio cardinalizio che potrebbe preludere a un pontificato caratterizzato da stabilità e continuità nei progetti di riforma avviati da Francesco.
«Che la pace sia con voi» non è solo un saluto rituale, ma il programma di un pontificato che si annuncia ricco di sfide e di speranze.
Foto di Sara Costantini